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lunedì 23 settembre 2019

• GIORNO 14 •


I paesaggi cambiano velocemente e i fiumi sono sempre più larghi; finalmente il traghetto sul rio delle Amazzoni che in una ora lo attraversa.
Raggiungo il sogno di una vita: Manaus!!

 
 





• GIORNO 13 •

Arrivati alla Pousada facciamo amicizia con i gestori ( mamma e papà ) e i figli.
Hanno una figlia gentile e simpatica che ci aiuta a trovare un angolo dove sistemarci.
In pratica sotto la tettoia ci sono dei tavoli lunghi sui quali trovano ristoro chi viaggia verso e da Manaus sui pullman.
Ci sistemiamo e andiamo a fare una doccia, a doccia più mal messa ma più desiderata della mia vita 😊.

 

Mangiamo qualcosa ma più che altro beviamo 😊


Oggi è il compleanno del loro figlio ( ha 12 anni ) e partecipiamo ai festeggiamenti e ci offrono anche la torta …non avendo nulla , gli regaliamo un cappellino della Honda.
Struggente vedere questo ragazzino che si porta le mani agli occhi piangendo per l’emozione dei festeggiamenti ….vivono fuori dal mondo a 10 ore da una città , senza alcuna comodità se non un generatore per fare luce, eppure sono felici!


Nicola crolla presto a dormire mentre io e Mario verso la 1 di notte, dopo breve sonno, ci alziamo dal sacco a pelo e riprendiamo a bere con i pochi avventori ancora svegli.
Verso le 3 di notte crolliamo anche noi dopo una lunga e fantastica giornata sulla BR 31.



Durante la notte c’è un via vai di pullman che arrivano ma siamo talmente stanchi che l’unico che si sveglia è Nicola.

 
Al mattino presto ripartiamo dopo i saluti con la famiglia della Pousada : con umidità della notte la pista è scivolosa nuovamente e infatti ci scappa qualche volo a bassa velocit.
Per fortuna il sole la asciuga rapidamente e viaggiamo spediti.









giovedì 5 settembre 2019

• GIORNO 12 •



Colazione alle 6.30 e ore 7 partenza da Porto Velho direzione Manaus (sono circa 920 Km)

San Pietro decide stamane di svegliarsi con noi e scarica alla partenza un temporale con i fiocchi.
Acqua a catinelle... e non sembra sia passeggero.

Nicola suggerisce di partire senza antipioggia "poi tanto è caldo e quando smette ci asciughiamo"... dopo 15 minuti siamo già zuppi ovunque.
Io e Mario ci fermiamo a mettere l'antipioggia, Nicola fa senza.
Dopo circa 150 Km smette e torna il sole.

Arriviamo a Humaità 200 Km dopo Porto Velho, è l'ultima città sulla BR 319 e l'ultimo punto dove poter fare rifornimento 


Ci fermiamo in una area di servizio, compriamo una tanica extra da 25 litri e ridistribuiamo i bagagli tra di noi.
Ci faccio un buon caffè italiano e ripartiamo.

Dopo pochi Km finisce l'asfalto e inizia uno sterrato asciutto e praticabile se non per le continue buche in successione ogni mezzo metro che fanno vibrare tutto sulla moto.
Dalle vibrazioni sembra che la moto si disintegri in ogni istante.

Troviamo i primi ponti in legno (ve ne sono 47), sono ben fatti e ben percorribili con l'asciutto.

Tra me e me penso che sarà dura fare oltre 700 Km su questa pista sia per noi che per le moto ma alla fine mi dico, la BR 319 in questo periodo dell’anno (stagione secca) è fattibile in moto, allo stesso tempo sono fermamente convinto che non lo sia assolutamente nella stagione delle piogge:
Il terreno è una specie di argilla rossa che con un po’ di acqua pressata dalle ruote dei Tir, diventa una vera pista di ghiaccio.

A velocità media di circa 40-50 Km orari, dopo quasi tre ore e solo 130 Km fatti, ci fermiamo in un posto dove vendono bibite e conosciamo un camionista che con la moglie sta percorrendo la Br 319 da Manaus verso Porto Velho.
Ha fatto una consegna a Manaus proprio del Tambaqui.

Ha forato Mario con me, lo aiutiamo a rimontare le ruote di scorta 




Riprendiamo cammino cercando aumentare la velocità ove possibile ma è un inferno di buche in successione e rischiamo veramente di rompere i cerchi anteriori finendo in qualche avvallamento.

Incontriamo un gruppo di motocilisti di Manaus su Yamaha: ci fermiamo per conoscerci e fare amicizia.
Loro ci regalano gli adesivi del loro club, noi non avendo nulla, mettiamo su la Moka e gli offriamo un caffè italiano ben apprezzato 





Verso le 16 ci fermiamo in una Pousada, l'unica su questa strada dove si può trovare qualcosa da dormire, ma purtroppo è piena.
Rimaniamo indecisi su cosa fare, io propongo di montare tenda in cortile ma fa caldissimo (35 gradi) e siamo in viaggio dalle 7 del mattino.

Ci informiamo e sembra ci sia un'altra struttura più avanti tra circa 100 Km (in realtà poi erano 140 Km): l'ultimo pezzo percorso era più veloce per cui rischiamo il Jolly e procediamo.
Due errori: il primo che la notte viene prima rispetto ai giorni scorsi e il secondo l’incognita meteo.

La notte si avvicina e noi procediamo spediti sugli 80-90 Km ora.
Quando sta per imbrunirsi dei camion in senso contrario ci fanno i fari e suonano come per segnalarci qualcosa; non ci facciamo caso e procediamo vedendo però un orizzonte nero.
Il nero continua ad avvicinarsi e inizia la pioggia, non faccio in tempo a rendermene conto che dinanzi a me vedo Nicola ondeggiare e mettere giù i piedi.
Ci provo anch’io ma inutilmente, l’anteriore non sta mai diritto e i voli non si contano -per fortuna a basse velocità-
Arriva buio pesto, una pioggia torrenziale e non c’è nemmeno un piccolo spiazzo per montare la tenda.

Ci fermiamo per deciderci sul da farsi: la Pousada dovrebbe essere al massimo tra 40 km, sono le 17.45 e non possiamo fare altro che provare andare avanti in qualche modo.
Avanziamo in prima marcia, a passo d’uomo, spesso con piedi a terra per bilanciarci.
I ponti, che erano un gioco fino poche ore fa, sono ora un incubo: le assi di legno bagnate e le nostre gomme intrise di fango ci obbligano a passare spesso in due: con uno a piedi che accompagna.

La pioggia non cessa e siamo sfiniti, senza ombra di dubbio sono stati i 40 km di strada più lunghi della mia vita.
Alle 21 vediamo le luci della Pousada e gridiamo di gioia

Quando ci vedono arrivare gli facciamo pena; questa Pousada non ha camere ma acconsentono a lasciarci dormire per terra, al coperto sotto la tettoia



mercoledì 4 settembre 2019

• GIORNO 11 •


Giornata di trasferimento da Guajara Mirim a Porto Velho, 
città ove inizia la mitica transamazzonica BR 319.

Al mattino andiamo dal concessionario Honda locale per cercare il paraolio per la mia forcella; fa la ricerca nel sistema informatico Honda e sembra che in tutto il Brasile non ci sia tale ricambio...
Assurdo veramente! L'ultima nostra speranza sarà Manaus.


Ci avviamo, ed a metà strada troviamo un gommista che ripara la gomma anteriore a Nicola e raddrizza in qualche modo a martellate il cerchio anteriore rovinato in Bolivia.


Arriviamo nel tardo pomeriggio a Porto Velho in un ottimo Hotel e la sera usciamo a mangiare in un buonissimo ristorante, il Tambaqui
Assaggiamo un grosso pesce di questi fiumi, molto buono, con un pesce mangiamo in 3 abbondantemente, il tutto sempre condiviso e accompagnato da dell'ottima Caipirinha.

A letto perché domattina partiremo molto presto.





martedì 3 settembre 2019

• GIORNO 10 •

Giornata campale da incorniciare.
Difficile, impegnativa, non calcolata, con continue sorprese e difficoltà da superare: ma è quello che cercavamo, no?

Al mattino passaggio alla Honda di Riberalta che ci da il contatto della Honda appena dentro il confine Brasiliano.
Teoricamente oggi doveva essere una normale giornata di trasferimento su asfalto: da Riberalta a Guayaramerin sono 85 km di autostrada.


Partiamo con il sole e già al primo casello di pedaggio ci dicono che la strada più avanti è bloccata da scioperanti per farsi ascoltare dal governatore della regione con l'obiettivo di farsi sistemare le strade laterali (sono in blocco già da ieri mattina): vabbè, pensiamo, passeremo in qualche modo...


Arriviamo al blocco, e veramente hanno messo un Tir di traverso su un ponte!
Cerchiamo varie strade laterali ma nulla da fare, finiscono tutte o nella foresta o nei bacini d’acqua (qui siamo nel Pantanal Boliviano).
Sotto il ponte c’è un Rio


Riusciremmo a guadarlo ma per scendere e salire non c’è verso.
Dopo aver controllato la mappa decidiamo di andare a Cachoela Esperanta e da li scendere da un'altra strada verso Guayamerin,
per fare il giro sono 150 km, ci dicono che anche là c’è un blocco ma tentiamo comunque.

Ritorniamo verso Riberalta e 10 km prima della città c’è la deviazione verso Cachoera Esperanta
e qui iniziata l’avventura 😊
La strada è una bellissima sterrata veloce (viaggiamo a 100 km ora) in mezzo alla foresta verdissima.







Ogni tanto le rette finiscono e troviamo delle semicurve su ghiaino che per noi sono uno spasso: ci distanziamo di circa 400 metri l'uno dall’altro per avere visibilità nella polvere sollevata dalle nostre moto.
Ogni tanto si vede l’ingresso di una Fazenda e troviamo anche delle scuole formative per i ragazzi.
Sono piccoli agglomerati di case (baracche in legno) ed è tutto sospeso come fuori dal mondo: una fortissima emozione, credetemi.

 


Ci fermiamo assetati in una baracca dove vendono coca cola e tutta la famiglia (uomini compresi) è concentrata a guardare in TV la telenovela del momento 😊,
fuori, dei bimbi di 3-4 anni giocano tranquilli.


Più avanti troviamo una scuola educativa e ci fermiamo a chiacchierare con dei bambini: faccio vedere loro le mappe che ho sulle sulle valigie, dov'è Italia e un po’ di geografia.
Sono bellissimi nelle loro divise tutte uguali con una bambina più grande che segue il gruppo.



Arriviamo a Cachoela Esperanta ed è veramente la fine del mondo; pueblo coloniale sulla riva del fiume;
C'è un posto di blocco della Polizia, cambiamo un po’ di denaro Boliviano (siamo senza) e ci informano che più avanti c’è da passare fiume: mi piacerebbe fermarmi di più in questo Pueblo per capire la storia locale ma siamo di corsa visti gli imprevisti della giornata.

Ripartiamo da Cachole e arriviamo al fiume da passare,
Mi aspettavo delle zattere con maggiori dimensioni per andare tranquilli con le nostre moto cariche da quasi 300 kg,
troviamo invece delle zattere fatte di assi di legno e qui, complice la stanchezza, iniziamo a ridere e a prenderci in giro come non mai 😊

 
Mandiamo per primo Nicola che se affonda è abituato 😊
Primo giro due moto: poi io torno e prendo anche la mia moto.






Usano un motore fuoribordo da 6.5 cv ad albero lungo e con un'elica finale: orgoglioso mi dice che è lo stesso che usano in amazzonia 😊
Bevuta sull'altra riva e ripartiamo

Arriviamo quindi al secondo blocco: anche qui tante macchine e un folto gruppo di persone che bloccano passaggio.
Ci fermiamo ed andiamo a discutere con i capi di questo blocco, un anziano e due signore.

Provo giocarmi una carta: gli spiego che per avere maggior visibilità per la loro protesta  sarebbe ottimo fare dei video e metterli in faceboock, come strumento di divulgazione 😊
Ci stanno e organizziamo tre video che poi ho messo in FB: con i vostri mi piace mi auguravo che avessero pietà e ci consentissero il passaggio.


il video è riuscito bene ed ho dato anche le mie valutazioni 😊
Gli animi dei dimostranti e di chi è lì bloccato sono tesi: ci sono viaggiatori che hanno dormito in auto e sono lì fermi da ieri mattina senza sapere quando ci sarà lo sblocco: attendono solo che il governatore dica qualcosa.

Ci mettiamo sul cassone di un pick up e facciamo un buon caffe italiano che offriamo ai nostri compagni di blocco e iniziamo a ridere pensando a chi stanotte dorme fuori dalla mia tenda visto che è una due posti 😊.



Prendo la moto di Nicola e vado in perlustrazione nella foresta cercando un qualche sentiero per passare ma nulla
Un campesinos ha pietà di noi e ci indica un passaggio nella fitta foresta, ci dice che con moto si fa senza problemi, proviamo
Entriamo in uno stretto sentiero nella foresta e arriviamo a un passaggio obbligato: un guado melmoso profondo oltre 60 cm, ma con un fondo che non è fondo …nel senso che se ci vai dentro continui a sprofondare .
Passa primo Mario e con nostro aiuto ce la fa abbastanza bene,
Poi tocca a Nicola un po’ incitato da me e patatrac: moto affondata!
In 4 a tirarla su di peso prima di avantreno e poi con il posteriore, una fatica disumana, eravamo fradici dall’umidità e dallo sforzo, poi la ho presa io e sono riuscito salire in marcia sull'ultimo tratto.
Alla fine è stata la volta della mia moto ed anche qui ho fatto un parziale affondamento con ulteriore sforzo di tutti a tirarla su.
Giuro che non ho mai fatto così fatica con una moto!!
Usciamo finalmente dalla boscaglia, fradici e infangati ovunque (ho i piedi negli stivali che galleggiano nella melma), siamo sfiniti veramente.
Vado in moto per qualche km senza giacca ne casco per prendere aria.

Finalmente arriviamo a Guayaramerin e ci dirigiamo alla polizia e dogana per mostrare i documenti per l'uscita dalla Bolivia.
Tutti ci chiedono da dove siamo venuti visto che sanno esserci blocchi ovunque e quasi non credono che veniamo comunque da Riberalta.
Arriva un vento forte e vediamo che la moto di Nicola è nuovamente forata sull’anteriore.

Facciamo tutto di corsa perché l'ultimo traghetto per il Brasile è alle 18,
Bravissimo Mario a chiedere ai traghettatori di aspettarci.
Facciamo i documenti di corsa, sembra serva fumigare la moto per entrata in Brasile ma non abbiamo tempo per cui rischiamo e via,
Saliamo dalla rampa del traghetto (Nicola con l'anteriore a terra forata)
Sul traghetto tiriamo finalmente un respiro di sollievo, siamo veramente sfiniti.

Scendiamo dall'altro lato, quello Brasiliano (si chiama Guyara – Mirim , nome simile al Bolviano dall'altra parte) e i gentilissimi doganieri Brasiliani anche se con gli uffici già chiusi, ci riaprono per fare documenti.
Arriva un violentissimo temporale, per fortuna siamo negli uffici,
bastano questi 15 minuti di pioggia e sulle strade si formano torrenti d’acqua che corrono... almeno le moto si lavano un po’.
l'ufficio immigrazione è chiuso e apre dalle 20 alle 21.
Andiamo così in una pousada e cerchiamo di ripulirci dal fango,
gli stivali sono pieni di melma e riduco il bagno in una pozzanghera rossa cercando di lavarli.
Nicola è all’esterno che con scopa e gomma dell'acqua, lava suoi pantaloni…
insomma due ore per tentare una ripulita non riuscita 😊

Prendiamo il taxi e andiamo a mangiare in un buon ristorante di carne con 6 altrettanto ottime caipirinha 😊




E poi notte a tutti

vi lascio un altro po' di foto,
nel frattempo caricherò anche gli altri video😊











lunedì 2 settembre 2019

• GIORNO 9 •

Partiamo di buona lena alle 8: sappiamo che in circa 8 ore continuative dovremmo arrivare a Riberalta.
La pista è più compatta rispetto a ieri e questo ci consente di correre a 90/100 Km orari contro i 50/60 Km orari di ieri.

Dopo un'ora e mezza ci fermiamo per una breve sosta, Nicola si accende una sigaretta, io che ho il passo più lento e costante procedo, tanto poi mi raggiungono.

Viaggio per quasi un'ora, ma poi non vedendoli arrivare mi fermo ad aspettarli: passano altri 50 minuti e non arrivano, sono preoccupato!
Ho il timore che essendo una pista larga mi abbiano passato a dx o sx in mezzo alle nuvole di polvere create dei camion;

Sto per proseguire fermando prima un camionista in senso contrario spiegandogli che se dovesse incontrare due moto nella mia direzione di avvisarli che sono ripartito in direzione Riberalta.

Faccio appena pochi metri e sopraggiunge Mario: Nicola ha bucato la gomma anteriore ai 130 Km/h ed ha preso un bello spavento, 
mi dice però che ma non è caduto…
la camera d’aria con valvola è tranciata.
Hanno cambiato la camera, non so come visto che ferri li avevo io, e mi hanno raggiunto; 
Nicola è un po’ spaventato ma riprende la marcia.




Viaggiamo spediti sui 100 Km orari danzando tra i canali di sabbia creati dai mezzi pesanti;
il vero problema sono i Tir, sia nel nostro senso di marcia che contrari, creano nuvole di polvere e per circa 100 metri vai alla cieca: è molto pericoloso ma c’è poco da fare.

Arriviamo a Riberalta nel pomeriggio, troviamo un ottimo hotel (Perla Amazzonica) e ci sistemiamo;
Siamo impolverati come non mai e laviamo dalla polvere sia le tute che gli stivali sotto la doccia 😊

Prendiamo le moto e le portiamo ad un lavaggio dove dei giovani ragazzi bravissimi lavano le nostre moto benissimo per una cifra ridicola.


Usciamo a cena e poi gran finale, il gelato Asai, il mio preferito.
Ci dicono che domani c’è sciopero dei doganieri, speriamo non sia così...
proviamo anche a cercare di contattare il concessionario Honda di Porto Velho per vedere se ha il paraolio per le mie forcelle, domani mattino alle 9 sapremo qualcosa in merito 

Finalmente una dormita degna di questo nome 😊